Qualsiasi oggetto d'arte che possieda un coefficiente poetico bastante a poterlo definire quale pronunciamento d'un linguaggio estetico comprensibile può essere interpretato seguendo letture differenti, persino contrastanti, ossia osservato da varie angolazioni. Le opere di Viviani possiedono pienamente questa facoltà, pur apparendo "leggere", semplici - come non sono - nell'enunciarsi per mezzo di tecniche soprattutto grafiche, da tempo associate all'advertising pubblicitario, ed oggi imparentate con i linguaggi Pop, o comunque destinate ad ottenere l'universal appeal preposto all'immaginario massmediatico. Voglio, dunque, insistere sull'evidenza, facilmente motivabile, che Vanni Viviani è artista da interpretarsi in chiave simbolica ed orfica, non surreale e ancor meno Pop, né d'ordine genericamente fantastica o visionaria, e ciò a causa del suo amore per l'evidenza della logica. E' anche evidente, peraltro, che tra le ipotesi interpretative dell'opera di Viviani, molto o meno ravvicinate, facilmente o meno precorribili, forse la più attraente è condizionata all'insistente citazionismo, intensificatosi nel tempo affermandosi tra le sue principali forme d'esplicazione poetica. In breve, penso che Viviani realizzi le proprie visioni soprattutto per amore della storia dell'arte piuttosto che per l'arte in sé, tenendo a illustrare il proprio pensiero genericamente esteso anche oltre la pertinenza specifica all'arte figurativa, ad esempio all'ambito filosofico, sociologico, psicologico, e così via. Ognuno di questi aspetti legittima una possibile interpretazione delle sue immagini. Restando a quella citazionista, come si vuole raggruppando espressamente un numero probante di lavori in cui quest'aspetto si manifesta in modo ben determinato la prima distinzione da rimarcare è che il citazionismo di Vanni non era programmatico, vale a dire inteso ad affermare l'evidenza della citazione in sé, bensì sostanziale poiché configurando l'immaginario citato egli enuncia l'intenzione simbolica prefissa, e la sua articolata emissione in forma di pittura insomma, l'immagine dell'oggetto citato carica simbolicamente il senso dell'opera.
Diciamo semplici le immagini di Viviani poiché sono esplicite, e realizzate con la tecnica idonea ad ottenere questa chiarezza d'enunciazione, quest'evidenza. Egli, infatti, non mutua le appropriazioni cambiandone il senso, modificandone l'aspetto, oppure attribuendo una diversa destinazione simbolica, ma ne fa un utilizzo integrale, impossessandosi esplicitamente dell'immagine prescelta profittando del più ampio ventaglio storico, dai monoliti di Stonehenge a Leonardo, da Mantegna à Giulio Romano, da Caravaggio a Man Ray, dai labirinti alle "figure impossibili", dall'arte Classica alla Pop, applicando questi recuperi nelle molteplici sue espressioni, quali ceramiche, oggetti, fusioni, ed altro, cui attende con eccellente perizia tecnica oggettivando un revival neoplatonico. Si riscontra particolare attenzione per Magritte e, negli ultimi anni, per il dettaglio della volta Sistina michelangiolesca.
Vanni Viviani è un artista quasi monotematico, che ha fissato fedelmente, salvo casi rari. la propria icona plurisignificante, la mela, in ogni opera, condizionando queste citazioni, come apponendovi un timbro, un'etichetta, e investendola d'ogni possibile senso e sensualità, ascrivendola al proprio immaginario emblematico ed araldico, sicché l'opera dei maestri citati muta in valore pertinente consegue in Vanni Viviani...
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