La continuità ludica di Vanni Viviani è di quelle che stupiscono. Sorprendono me, in ogni caso, per quella fragranza perpetuata da mela a mela, da foglio a foglio, da tela a tela.
Viviani conosce da sempre gli squilibri della metafora, ma conosce a fondo, soprattutto, i sortilegi delle sostituzioni, che non appartengono ai riti surrealisti degli spaesamenti.
Le mele stanno per "altro" loro, così ben dipinte nella forma.
Esse "sono ", nel suo "teatro della visione ", al posto delle cose o, meglio, dell'umanità, ahimè affannata, di ogni giorno.
E recitano, coscienti di farlo, mentre gli altri (noi, voi, loro) non sempre ne sono consapevoli. |